16 Ott Il Memorandum sul dialogo tra le giurisdizioni: verso un’effettiva convergenza di vedute?
Pubblicato il memorandum firmato il 15 maggio 2017, in presenza del Capo dello Stato, dai Presidenti della Corte di Cassazione, del Consiglio di Stato e della Corte dei conti, e dai Procuratori generali presso la Corte di Cassazione e la Corte dei Conti…
Il memorandum sul dialogo tra le giurisdizioni rappresenta il primo step del gruppo di lavoro “Giurisdizioni” costituito da alti esponenti delle tre giurisdizioni, con il supporto, super partes, di italiadecide, Associazione per la qualità delle politiche pubbliche, a seguito di un’interessante iter di individuazione ed approfondimento delle problematiche comuni.
Già nel primo seminario, svoltosi a porte chiuse il 22 giugno 2012, presso la Camera dei deputati, sulla base delle relazioni dei costituzionalisti Massimo Luciani e Nicolò Zanon (i cui esiti sono riassunti nel documento intitolato: “Giurisdizioni, Costituzione e sistema politico”) si auspicava una maggiore cooperazione tra i poteri e tra le giurisdizioni superiori per migliorare il funzionamento del sistema di giustizia.
Sulla scorta delle considerazioni in merito ai problemi comuni discussi approfonditamente nel seminario del 3 febbraio 2014, uscire dalla logica del confronto interno era la necessaria conseguenza per avviare un dialogo tra le giurisdizioni e gli altri poteri dello Stato sul tema della giurisdizione come servizio alla comunità e al cittadino.
Avuta conferma – nella riunione tenutasi il 29 febbraio 2016 – dai vertici delle tre giurisdizioni e dal vice presidente del CSM sull’impegno a sostenere con la loro attiva partecipazione una iniziativa di alto profilo istituzionale, il gruppo di lavoro ha provveduto alla elaborazione di una Relazione conclusiva composta da note tematiche sottoscritte dai singoli partecipanti e dalla nota di sintesi, che contiene uno schema del quadro conoscitivo condiviso e l’elenco delle proposte del pari condivise in seno al gruppo di lavoro alla luce della discussione finale.
Il Memorandum, firmato il 15 maggio 2017, in presenza del Capo dello Stato, dai Presidenti della Corte di Cassazione, del Consiglio di Stato e della Corte dei conti, e i Procuratori generali presso la Corte di Cassazione e la Corte dei Conti, affronta in 9 punti i temi cruciali della nomofilachia e della unità dell’ordinamento, finalità e ambiti risultanti dalla seconda parte della nota di sintesi del documento conclusivo del gruppo di lavoro.
Con il Memorandum, infatti, è stato formalmente assunto l’impegno a migliorare lo svolgimento complessivo della funzione nomofilattica e a concordare – dopo aver svolto al proprio interno le necessarie consultazioni – un programma comune per rafforzare “i raccordi e legami” tra le diverse giurisdizioni nazionali nonché i rapporti con le giurisdizioni europee.
D’altronde, la tutela delle situazioni soggettive è connessa indissolubilmente al principio di certezza del diritto ed in un ordinamento non ispirato al principio di unità sistematica la certezza del diritto è pressoché lettera morta. L’ipertrofia e le varietà di fonti, la difficile convivenza dei numerosi livelli giurisdizionali, il rapporto tra rispetto del precedente giurisprudenziale e autonomia del giudicante, il modello costituzionale in cui coesistono una giurisdizione ordinaria, una giurisdizione amministrativa, una giurisdizione contabile, che trovano una loro unificazione davanti alla Corte di cassazione esclusivamente per i profili della giurisdizione, appaiono oggigiorno espressioni di una realtà antitetica al concetto di unità.
L’unità sistematica seppur ad oggi complessa nella sua realizzazione sul piano normativo, considerata la pluralità di fonti e la molteplicità di interessi in rilievo durante il loro processo produttivo, può essere attuata tramite l’applicazione giudiziaria delle norme.
Proprio perciò, l’impegno assunto dai firmatari del memorandum si impernia sull’armonizzazione delle interpretazioni tra le giurisdizioni, la stabilizzazione del dialogo intergiurisdizionale, la cooperazione e lo scambio conoscitivo (anche adottando metodi informatici).
L’obiettivo che probabilmente desta maggiore curiosità e, per certi versi criticità nella formulazione, è quello di “valutare, previe opportune consultazioni al proprio interno e con i competenti organi di autogoverno, la possibilità di promuovere l’introduzione di norme, a Costituzione invariata, che consentano forme di integrazione degli organi collegiali di vertice con funzioni specificamente nomofilattiche delle tre giurisdizioni (Sezioni Unite civili della Corte di cassazione, Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, Sezioni Riunite della Corte dei conti) con magistrati di altre giurisdizioni, quando si trattino questioni di alto e comune rilievo nomofilattico, ivi comprese, per le Sezioni Unite civili della Corte di cassazione, quelle attinenti alla giurisdizione” (punto 4).
Il “rango” della fonte proposta per l’attuazione di tali forme integrative, infatti, sarà certamente argomento di analisi da parte degli studiosi di diritto costituzionale attesa la dichiarata volontà di “mantenere la Costituzione invariata”.
L’esigenza nomofilattica, tra le diverse giurisdizioni – e non solo al loro interno – è tematica assolutamente attuale: basti pensare alle “oscillazioni” sul risarcimento del danno derivante da lesione degli interessi legittimi, alle differenti interpretazioni degli obblighi della p.a. tra giudice ordinario, giudice amministrativo, giudice contabile, al particolare riparto tra giudice ordinario e giudice contabile per l’azione di responsabilità nelle società pubbliche; etc.
Individuati i nove punti, restano da definire gli strumenti tecnici ed organizzativi per la loro attuazione.