Su ItaliaOggi: Sicurezza, privacy a rischio con il riconoscimento facciale

Su ItaliaOggi: Sicurezza, privacy a rischio con il riconoscimento facciale

La crescente disponibilità di tecnologie di intelligenza artificiale per il riconoscimento facciale ha portato alcune amministrazioni comunali a pianificarne l’adozione per motivi di sicurezza, in zone particolarmente critiche delle rispettive città.
Nel settore della pubblica sicurezza, le tecnologie di riconoscimento facciale funzionano abbinando le immagini facciali di un individuo ad un predefinito database di volti (c.d. watch list) allo scopo di identificare in modo univoco una persona.
Ma quest’esigenza di sicurezza può prevalere sulla riservatezza delle persone?
Sull’argomento ItaliaOggi ha dedicato un approfondimento, a firma di Antonio Ranalli, intervistando alcuni professionisti. Tra questi anche i nostri soci Luca Tufarelli e Mario Di Carlo che ha risposto anche come Presidente dell’Associazione EDGE > 𝐋𝐆𝐁𝐓𝐈+ 𝐥𝐞𝐚𝐝𝐞𝐫𝐬 𝐟𝐨𝐫 𝐜𝐡𝐚𝐧𝐠𝐞.
«Le tecnologie non mature di riconoscimento facciale espongono anche al rischio concreto di violare gli obblighi legali di non discriminazione in particolare in relazione all’origine nazionale ed etnica, al sesso ed al genere, giacché è dimostrata una diversa capacità di riconoscimenti dei maschi bianchi rispetto ad altre classi di persone», spiega Mario Di Carlo «Ciò comporterebbe pacificamente una violazione quanto meno dell’art. 43 del decreto legislativo n, 286/1998, del dlgs. n. 215/2003 e dell’articolo 55ter del Codice delle pari opportunità, sotto forma di discriminazione diretta o indiretta a seconda dei casi».
Luca Tufarelli, invece, ha affermato «anche quando si riuscisse ad individuare un’idonea base giuridica del trattamento, l’Autorità evidenzia la necessità di porre degli argini anche alla tecnica di riconoscimento che si intende impiegare, con specifico riferimento ai criteri per l’individuazione dei soggetti che possono essere inseriti nella «watchlist» o quantomeno per determinare i casi in cui può il sistema può essere utilizzato. Il tutto, nell’ottica di un equo bilanciamento di interessi contrapposti meritevoli di tutela, quali la privacy dei cittadini, da un lato, e le esigenze di sicurezza, dall’altro».
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